Venerdì 15
aprile alle ore 17:30 all’interno del Giardino di Via Biblioteca si terrà la
presentazione della riedizione del romanzo “Progetto Kalhesa” scritto da
Giancarlo De Carlo e firmato con lo pseudonimo Ismé Gimdalcha, pubblicato da
Edizione di Storia e Studi Sociali.
Officine
Culturali, Inarch Sicilia, Ellenia +3, in collaborazione con l’Università degli
Studi di Catania vogliono infatti raccontare e riscoprire insieme ai catanesi
l’opera letteraria dell’Architetto della Partecipazione che ripercorre le tappe
di una vicenda accaduta negli anni ’70 e ormai quasi del tutto dimenticata.
Ismè Gimdalcha
scrive una cronaca dettagliata di ciò che avviene in una città, Kalhesa,
situata in un’isola calda e calorosa, Silenia, in occasione di un suo possibile
risanamento che avrebbe toccato il centro remoto. Ismè si imbatte però in
personaggi ambigui che hanno fatto della gestione di Kalhesa e, di conseguenza
di Silenia, il luogo in cui regna l’immobilismo, necessario all’accaparramento,
una coltura in cui fare crescere a dismisura gli interessi personali di pochi a
discapito dei molti. Kalhesa è una città apparentemente immaginaria e
immaginifica perché “Kalhesa non esiste, ma è dappertutto”. Il tempo del
romanzo è scandito da un calendario possibile, in parte arabo, in parte
babilonese: mese dopo mese, anno dopo anno, per tre lunghi anni, Ismé ci
scaraventa in una realtà apparentemente lontana e impossibile che però diventa
sempre più vicina, sempre più veritiera.
Ismé è De
Carlo, Kalhesa è la bella e immobile Palermo, il libro è una maschera, come
dice nelle note introduttive l’urbanista Edoardo Salzano: De Carlo chiamato da
Giuseppe Samonà a Palermo per la stesura del piano di risanamento del suo
centro storico, ancora pieno di ferite profonde lasciate dalla guerra e dalla
barbarie compiuta tra gli anni ’60 e ‘70 con le “colate di cemento” e “le mani
sulla città”. Ismé-De Carlo ne descrive le atmosfere fumose e ovattate in
maniera fredda e distaccata, esprimendo spesso la volontà di abbandonare il
lavoro, perché quelle atmosfere e quei modi di agire sono lontane
dall’integrità e dall’altezza morale dei lavori che l’architetto urbanista era
solito affrontare, eppure continua a ritornare a Kalhesa e a sperare in un
futuro diverso per Palermo. Il lettore può giocare a rimettere insieme i
tasselli, a ricollegare date, nomi, istituzioni statali e istituzioni
criminali, a riconoscere le città di Silenia. Oppure il lettore può godersi la
lettura di una scrittura densa, appassionata, come quella di De Carlo, ricca di
parole inventate, in un tempo inventato di una città inventata. Sono chiare le
influenze delle città invisibili di Calvino e delle città del mondo di
Vittorini, gli scrittori con cui De Carlo trascorse “la fase più felice della
sua vita”.
“Progetto
Kalhesa”, uscito per la prima volta nel 1995 (Marsilio Edizioni), è stato
ripubblicato nel 2015 dalla casa editrice siciliana Edizioni di Storia e Studi
Sociali in occasione del decennale dalla morte di Giancarlo De Carlo. Per
Officine Culturali, Inarch Sicilia ed Ellenia +3 questo appuntamento è
necessario per tornare a parlare di De Carlo e del suo rapporto con la Sicilia
e con le sue città. La scelta del luogo della presentazione, il Giardino di Via
Biblioteca del Monastero dei Benedettini, non è casuale: si vuole riparlare
delle forme della città partendo proprio da una delle opere più controverse che
l’architetto ha realizzato per la città di Catania (in caso di pioggia o forte
vento l’incontro si terrà presso il bookshop del Monastero dei Benedettini).
Per informazioni
è possibile contattare Officine Culturali ai numeri 0957102767 – 3349242464 –
www.officineculturali.net
Giancarlo De Carlo (Genova 1919 – Milano
2005) nel 1943 si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano. Ufficiale
di Marina durante il secondo conflitto, dopo l’8 settembre si unisce alla
Resistenza. Nel 1948 riprende gli studi all’Istituto Universitario di Venezia
dove si laurea nel 1949. Nel 1955 comincia a insegnare nello stesso Istituto
dove rimarrà fino al 1983. In questa sede entra in contatto con altri
autorevoli nomi dell’architettura e dell’urbanistica: da Giuseppe Samonà a
Carlo Scarpa, da Paolo Portoghesi a Bruno Zevi. Nel 1964 redige il Primo Piano
Regolatore Generale della Città di Urbino e dall’anno successivo, su invito di
Carlo Bo, progetta il campus e le strutture dell’università urbinate. Sono le
realizzazioni che gli procurano i maggiori riconoscimenti in campo
internazionale. Dal 1965 al 1981 dirige la collana «Struttura e Forma Urbana»
per il Saggiatore. Nel 1976 fonda il Laboratorio Internazionale di
Architettura, ILAU&D. Nel 1978 fonda la rivista «Spazio e Società» che
dirigerà fino al 2000. È autore di numerosi libri tra i quali: “Questioni di
architettura e urbanistica” (Argante, Urbino, 1965); “Urbino. La storia di una
città e il piano della sua evoluzione urbanistica” (Marsilio, Padova 1966); “La
Piramide Rovesciata” (De Donato, Bari 1968); “L’architettura della
partecipazione” (Il Saggiatore, Milano 1973); “Gli spiriti dell’Architettura”
(Editori Riuniti, Roma 1992).