Sabato 12 maggio presso il Coro di Notte del Monastero dei Benedettini si è tenuto l’appuntamento dal titolo “Reinventare il mito – L’Eracle secondo Emma Dante”, un’iniziativa che già nei giorni precedenti aveva già acceso l’interesse del pubblico ansioso di confrontarsi con la regista palermitana sul suo lavoro artistico. L’incontro pensato per il Maggio dei Libri nel Bookshop Monastero dei Benedettini è stato poi spostato, infatti, al Coro di Notte proprio per permettere ai tanti che nei giorni precedenti avevano manifestato la propria voglia di partecipare attraverso i social e chiamando all’Info-Point di Officine Culturali.
L’incontro ha preso il via con i saluti della professoressa Marina Paino, direttore del Disum – Dipartimento di Scienze Umanistiche, e di Francesco Mannino, presidente di Officine Culturali. A seguire hanno dialogato insieme ad Emma Dante Anna Barsotti (Università di Pisa) e Monica Centanni (Università IUAV di Venezia) in una conversazione moderata da Stefania Rimini (Università di Catania).
La sala è piena quando inizia il dialogo della regista con gli intervenuti: il cuore della chiacchierata è stato l’Eracle della Dante, definita da Monica Centanni «un’opera estremamente filologica», che ha debuttato lo scorso giovedì 10 maggio al Teatro Greco Di Siracusa. Una tragedia definita dalla stessa regista come una storia di debolezza, fatta anche di eroi in pensione in uno stato di vecchiaia in cui gli individui non accettano la morte: «l’Eracle parla anche di questo, la difficolta di accettare la vecchiaia». Eracle è umano e questo è necessario per creare un rapporto empatico con il personaggio e con l’eroe come ha spiegato la regista ironicamente «se Eracle sta tanto fuori gli serve un cambio di mutande».
Emma Dante debutta a Siracusa con un Eracle composto principalmente da un cast femminile che non ha nulla a che fare con il teatro di genere, ma con un gioco teatrale d’inversione: «questo Eracle non è un Eracle con le tette. È un Eracle legato alla sensualità e al fascino. Corpi muscolosi, ma morbidi e rotondi che ti fanno pensare alla donna».
Il teatro della Dante, definito da Anna Barsotti come il teatro di una grande artigiana o meglio ancora di un’attrice-autrice, ha portato in tanti ad essere presenti a questo dialogo fatto anche di scambi, non solo tra i relatori, ma anche con il pubblico incuriosito, divertito e affascinato da un’artista che riesce a rompere gli schemi ed irrompere negli animi degli spettatori. La mattinata si conclude con gli applausi del pubblico per Emma Dante al Monastero dei Benedettini, luogo che si conferma come una “piazza” in cui discutere con la comunità.